sabato 28 aprile 2007


Amedeo Tullio "Le Muse" di Filippo Liardo

L'eterno femminino immutabile sublimato, nella sua essenza più autentica, ha da sempre costituito un punto fermo di riferimento dei valori della femminilità come mistero, fascino e grazia non disgiunte da altre doti quali la sensibilità, la docilità e il candore, elevate a simbolo.
Nella nostra cultura, fin da età preistorica, la donna ha sempre avuto un ruolo ed una valenza di simbolo, come fonte di mistero della vita, in una celeberrima statuetta di età paleolitica(1), all'armonia ed alla politezza della Venere di Milo(2); dal misticismo delle Madonne Medievali (3),
all'emblematicità dello sguardo della Gioconda di Leonardo (4); dai lunghi colli dei volti femminili di Modigliani (5), ai particolari anatomici delle donne di Gurruso (6).

(1) Venere Paleolitica

(2) Venere di Milo

(3) Madonna Medievale

(4) Leonardo, La Gioconda

(5) A.Modigliani, ritratto

(6) R.Guttuso, nudo di donna
Filippo Liardo non sfugge a questa regola e del resto il soggetto stesso, "Le Muse", è quanto mai significativo.
Elevandola a "simbolo" il Maestro guarda alla figura femminile in modo quasi elegiaco, tanto che le sue Muse sono piuttosto nove Grazie (o Charites) che, come nell'antichità, mostrano quanto c'è di bello e di armonioso nella natura e quanto può allietare l'esistenza dei mortali.
Liardo vede tutto ciò nelle nove personificazioni delle Muse. Corpi di donne, più o meno velati, mai sensuali, ma di una bellezza sfuggente, dolcissima e talvolta languida che esprimono adeguatamente l'ideale delle Arti a cui si riferiscono.
Figlie di Zeus, il Padre degli Dei e di Mnemosyne (la Dea della Memoria, del Ricordo) le Muse sono ispiratrici e simboli delle Arti gentili (la Poesia, la Musica, la Danza e così via). Da sempre sono state soggetto prediletto da Artisti ed artigiani ed è quasi impossibile elencare le opere che le rappresentano o che ne parlano da Omero in poi. In tutte queste opere promana qualcosa di magico che sfugge a qualsiasi connotazione stilistica e fisiognomica. Una Musa è ...e basta. Non è in alcun modo.
Si potrebbe obiettare che il tema è quasi ovvio, sfruttatissimo e che l'approccio, tutto sommato tradizionale, non offre spunti di novità. Ma il coraggio e la forza di questo Artista stanno proprio nell'aver saputo cogliere da un approccio semplice, classico, la novità e la forza dei suoi pannelli scolpiti.
Il trattamento stesso delle superfici, levigate, morbide e fragili quasi fossero di tenue porcellana, traduce in un segno materico, concreto, un concetto-base che scorgiamo in questa serie di sculture: la bellezza naturale, se supera certi livelli, diventa bellezza spirituale; la bellezza fisica diventa qualità dell'anima, diventa Valore.
Le Muse di Filippo Liardo sono forse l'insieme di tutte queste magie e di tanto mistero, ma sono nel contempo un concentrato di Armonia e di Grazia che vuole elevarsi a celebrare la grandezza dell'Arte che deve guidare l'Uomo.
La donna e il suo corpo sono qui simbolo di armonia e di eleganza, sono l'espressione più libera e più razionale del bello e della perfezione che da sempre l'Uomo ha proiettato nelle Arti.
L'Opera di Liardo, in questo senso, è l'arte che celebra l'Arte avvalendosi con disinvoltura di tutte le esperienze dell'arte figurativa riunite per celebrarsi e per celebrare.

"Erato", bassorilievo in bronzo, mm.215x380

"Talìa", bassorilievo in bronzo, mm.335x230

"Calliope", bassorilievo in bronzo, mm.290x290

"Polimnia", bassorilievo in bronzo, mm.290x293

"Clio", bassorilievo in bronzo, mm.216x380

"Tersìcore", bassorilievo in bronzo, mm.216x400

"Urania", bassorilievo in bronzo, mm.290x300

"Eutérpe", bassorilievo in bronzo, mm.295x293

"Melpòmene", bassorilievo in bronzo, mm.335x230